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Visualizzazione post con etichetta Astronomia. Mostra tutti i post
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sabato 23 febbraio 2013

TROVATA L'ACQUA DI MIGLIAIA DI OCEANI IN UN SISTEMA PLANETARIO IN FORMAZIONE

C’è tanta acqua attorno alla giovane stella DG Tau, e potrebbe essere pari a quella di centinaia o forse migliaia di oceani terrestri. A scoprire la sua presenza, sotto forma di vapore, nel disco composto da grani di polvere e gas che la circonda è stato un gruppo internazionale di ricercatori guidato da Linda Podio dell'Università di Grenoble e associata INAF, a cui partecipano Claudio Codella dell'INAF-Osservatorio Astrofisico di Arcetri e Brunella Nisini dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Roma, sfruttando le osservazioni condotte dal telescopio spaziale Herschel dell’ESA.

Il video con l'intervento di Linda Podio, giovane ricercatrice italiana associata INAF che ha guidato la scoperta.


La stella DG Tau, situata in direzione della costellazione del Toro e distante da noi circa 450 anni luce, ha pochi milioni di anni ma tra alcuni miliardi di anni potrebbe diventare come il Sole e dal suo disco circumstellare si potrebbero formare pianeti, asteroidi e comete, in analogia al nostro Sistema solare. La ‘caccia all’acqua’ in questo ed altri sistemi simili diventa assai importante perché la presenza di questo composto può essere un indizio di condizioni favorevoli all’insorgenza della vita.

giovedì 17 gennaio 2013

Apps: L’astronomia a portata di mano!

                           

Spesso si fotografa il cielo senza sapere cosa in realtà stiamo fotografando o dove si trova l’oggetto che stiamo fotografando, ecco che entra in gioco Southern Stars Skysafari 3 , disponibile sia per smartphone Android che per iOS.


Questa applicazione è proprio come un vero atlante satellitare in grado di evidenziare sul vostro smartphone o tablet il numero di oggetti celesti. Dispone di 46.000 stelle e 200 oggetti galattici  e comprende circa 150 asteroidi, comete e satelliti. Grazie ai sensori di movimento e la bussola del tuo dispositivo, può indicare  la posizione esatta dell’oggetto in cielo.

martedì 15 gennaio 2013

Una piccola webcam puntata su Marte

                                

Una camera ordinaria in un posto straordinario: così la descrive l’ESA. In un mondo mediatico fatto di telecamere nascoste che spiano e ritrasmettono online una quotidianità spesso inutile, quasi sempre scontata, ce n’è una, di webcam, che merita tutta l’attenzione possibile. E’ lontana da noi centinaia di milioni di chilometri, ha una storia travagliata, e si chiama Visual Monitoring Camera, VMC o Mars Webcam per gli amici. E’ a bordo della sonda Mars Express, in orbita intorno a Marte dal 2003. Come una vera webcam, VMC spia il pianeta rosso, e da qualche tempo pubblica senza filtro e in tempo reale le immagini scattate, in un account Flickr aperto al pubblico.

Un montaggio delle immagini della Webcam di Mars Express scattate nel 2012. Copyright: ESA- VMC Mars Web cam – Elaborazione: Emily Lakdawalla, Planetary Society.

Le singole immagini che compongono il mosaico di oggi sono state realizzate da maggio a dicembre 2012, a intervalli di tempo non costanti, e processate per creare questo magnifico poster da Emily Lakdawalla, della Planetary Society.
Tutte le foto sono state scattate da una altitudine di circa 10 000 Km dal pianeta ma con un punto di vista che cambia nei mesi, in funzione dell’orbita della sonda Mars Express. Nella loro sequenza, si possono leggere i cambiamenti climatici che avvengono sul pianeta Marte al passare dei mesi. Nelle prime immagini, realizzate a Maggio, è inquadrata l’estate e il ghiaccio si è ritirato intorno al polo nord del pianeta. In quel momento, l’orbita della sonda viene modificata per supportare l’arrivo di Curiosity, inquadrando la zona dell’atterraggio. A fine settembre, la traiettoria seguita dalla sonda fa perdere di vista il polo nord e l’attenzione si focalizza, nelle immagini realizzate tra maggio e giungo, sulle impressionanti strutture di nubi che si iniziano ad avvistare.

lunedì 7 gennaio 2013

Scene dall’inverno marziano

 Una candida coperta di neve trapuntata di pini scuri, una distesa di dune rosate increspate dalla brina mattutina, la superficie ghiacciata di un lago dove sono visibili i primi segni di scongelamento. Potrebbero sembrare immagini scattate dall’alto di meravigliosi paesaggi invernali raccolti in vari punti del nostro sorprendente pianeta. Ma la verità è che le immagini che state guardando non vengono dal nostro pianeta. Protagonisti dei ritratti di oggi sono Marte e i cambiamenti sulla sua superficie causati dal passare delle stagioni, ripresi dall’alto dalla camera ad alta risoluzione della missione Mars Reconnaissance Orbiter.

                  Alcune immagini dell'inverno marziano scattate da MRO. Crediti: NASA/JPL-Caltech

Proprio come sulla Terra, la causa primaria di questi paesaggi più o meno invernali è il cambiamento di temperatura dovuto all’avvicendarsi delle stagioni. All’arrivo dell’inverno, l’abbassamento della temperatura causa la precipitazione dell’anidride carbonica presente nell’atmosfera marziana, provocando vere e proprie nevicate di ghiaccio secco e altri fenomeni associabili agli inverni terrestri. Questi fenomeni sono stati recentemente osservati e descritti da un interessante articolo pubblicato nel Journal of Geophysical Research. Tuttavia, la spiegazione scientifica del fenomeno non rende meno stupefacenti i paesaggi raccolti in questo album e inviati recentemente dalla MRO, la missione NASA lanciata nel 2005 e tuttora in orbita intorno a Marte.

domenica 23 dicembre 2012

Un pianeta terrestre intorno ad Alpha Centauri

                                

Torniamo ad un tema più volte affrontato in questo blog, la ricerca di pianeti simili alla Terra al di fuori del sistema solare.
Un argomento molto interessante secondo me sia per le sempre più precise tecniche di rilevazione di cui tale ricerca necessita che, perchè no, per la pura curiosità umana di guardare oltre; al di la di quelle distanze che probabilmente mai nessun uomo potrà coprire. Almeno fino a che un qualche salto tecnologico ci permetterà di coprire distanze pari ad anni luce in tempi su scala umana.

                Il telescopio di La Silla (Cile) in cui è avvenuta l'osservazione (®S. Brunier/ESO)

I progetti attualmente operativi per la ricerca di esopianeti sono quello della NASA (orbitale, satellite Keplero) e quello ESO (europeo, telescopi terrestri); usano metodi diversi come vedremo poi e quindi possiamo a ragione definirli complementari. Entrambi ovviamente hanno dei limiti operativi dovendo cercare in regioni di spazio non così vicine (la stella più vicina è a 4 anni luce) e non troppo lontane perchè siano studiabili (al momento direi 30 anni luce).
Purtroppo è come essere in una radura in mezzo ad un bosco sconosciuto e guardando le prime file di alberi immaginare tutti gli altri alberi del bosco. Se sei fortunato si tratta di un campione rappresentativo e quindi tutti gli alberi saranno dello stesso tipo anche se di diversa forma e altezza; potresti però essere in una giungla con piante di tipo completamente diverse tra loro.

Detto questo la notizia di cui tratto oggi è interessante in quanto il pianeta è ... dietro l'angolo.

giovedì 13 dicembre 2012

PLANCK: LA MACCHINA DEL TEMPO COSMICA



Da dove viene l'universo? In che modo si è evoluto fino al suo stato attuale? Quale sarà il suo destino? Queste sono le domande che l'uomo si pone da millenni e alle quali solo nell'ultimo secolo, grazie ai vertiginosi sviluppi della scienza e della tecnologia ha cominciato a dare risposte credibili.

lunedì 10 dicembre 2012

Il lungo addio della sonda Voyager

Era il 1977 quando le due sonde Voyager vennero spedite nello spazio per prima esplorare il sistema solare esterno e perdersi nello spazio poi. Chi come me in quell'anno aveva l'età per giocare con i sogni che tali missioni generavano, non poteva non associare il fine di tali missioni con l'incipit di Star Trek "… altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare laddove nessun uomo è mai giunto prima".
E noi bambini non eravamo i soli a sognare questa eventualità; all'interno delle sonde venne inserito il Voyager Golden Record, un disco contente suoni e immagini della Terra. Un mezzo forse primitivo ma che rappresentava un grosso passo tecnologico rispetto al messaggio contenuto nelle sonde Pioneer 10 e 11 con immagini stilizzate di un uomo e una donna.
Dove si trovano le sonde 35 anni dopo il loro lancio? Sono uscite dal sistema solare? In fondo noi ci accontenteremmo di distanze molto più modeste rispetto a quelle praticate dal capitano Kirk. Già avere raggiunto i mal definiti confini del sistema solare sarebbe un successo.
Un articolo pubblicato su Nature qualche tempo fa si è posto lo stesso interrogativo.

Ed Stone, uno degli scienziati di punta del progetto Voyager, analizza i dati per cercare di capire se Voyager 1 sia giunto nella zona di confine del Sistema Solare, una zona definita eliosfera, in cui la bolla di particelle cariche elettricamente soffiata verso l'esterno dal Sole, lascia il posto allo spazio interstellare. Identificare e caratterizzare il confine , chiamato eliopausa, sarebbe il bonus finale.

                                   Cosa sapere sulla missione Voyager, ora (®Nature.com)

sabato 1 dicembre 2012

SATURNO, ECCO LA SUPER TEMPESTA: "LARGA 2,5 KM, PUÒ DURARE 10 ANNI" -FOTO


 Un vortice dalle dimensioni smisurate e dall'aria minacciosa. Sono le immagini realizzate dalla sonda Cassini della Nasa, scattate lo scorso il 27 novembre. La sonda ha immortalato una tempesta gigante sul polo nord di Saturno, con caratteristiche simili a quelle che avvengono sulla Terra, l'unica differenza è che su Saturno questi fenomeni possono durare anche dieci anni. Secondo le prima misurazioni la tempesta sarebbe vasta 2.500 chilometri e si sarebbe formata a causa di alcuni getti di corrente che attraversano il pianeta.



Leggo

giovedì 15 novembre 2012

100,000 Stars: 100.000 stelle nel nuovo esperimento di Google Chrome



Tutti i segreti della nostra galassia senza alzarsi dalla sedia, questo è quello che ci promette il nuovo esperimento di Google Chrome pubblicizzato sul suo blog: si chiama 100,000 Stars .

Si tratta di un planetario interattivo che consente di ammirare  100000 stelle, ottenute da immagini e dati dalla NASA e dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), di guardare i nomi delle stelle più grandi e la possibilità di fare clic su ciascuna di esse per saperne di più.

martedì 16 ottobre 2012

PH1, scoperto il primo pianeta con quattro soli


PH1 è il primo pianeta illuminato da ben 4 soli. E’ il primo sistema stellare così composto osservato finora. Lo hanno inizialmente scoperto due astronomi amatoriali, gli americani Kian Jek e Robert Gagliano, senza muoversi da casa. I due, infatti, hanno rintracciato questo pianeta utilizzando Plantehunters.org, un sito nato per individuare nuovi pianeti osservando come cambia nel tempo la luminosità delle stelle.


Sono stati in seguito alcuni astronomi professionisti a confermare la scoperta dei due americani grazie al telescopio Keck, situato sul monte Mauna Kea, alle Hawaii. PH1, si trova a circa 5.000 anni luce dalla Terra (1 anno luce = 9.461 miliardi di km) ed è in orbita attorno a due soli, con altre due stelle che ruotano intorno ad essi.


Max Pollo

giovedì 13 settembre 2012

“Energia oscura esiste, ma non sappiamo cos’è”: causa l’espansione dell’universo


“L’energia oscura esiste”. Un team di ricercatori inglesi e tedeschi l’ha stabilito con un livello di certezza del 99,996%. Lo stesso livello di certezza registrato per il bosone di Higgs, per una scoperta di uguale importanza nel mondo della fisica e dell’astrofisica. Ma i ricercatori hanno sottolineato: “Ancora non ne conosciamo la forma”. Insomma esiste, ma non sappiamo cos’è. Solo il 4% dell’universo è costituito da materia così come la conosciamo, il 73% è fatto di energia oscura ed il restante 23% di materia oscura. Il modello cosmologico quindi prevede che energia e materia oscura costituiscano la maggior componente dell’universo, ma ad oggi un’evidenza diretta non è possibile poiché non è stata ancora individuata la loro natura.


Già solo poter dire che “l’energia oscura c’è” e che il modello cosmologico potrebbe essere confermato rappresenta una conferma importante per l’astrofisica e arriva da uno studio di due anni svolto in collaborazione dal’università di Portsmouth, in Gran Bretagna, e dell’università LMU di Monaco di Baviera.

Il ruolo dell’energia oscura è stato introdotto nel modello cosmologico per spiegare l’aumento della velocità di espansione dell’universo. Dopo il big bang, l’esplosione da cui il cosmo è nato ben 13,7 miliardi di anni fa, l’universo ha continuato la sua espansione raggiungendo dimensioni inimmaginabile per la mente umana. L’energia e la materia visibili dall’uomo non erano sufficienti a spiegare questa espansione sempre più veloce, per questo i cosmologi ipotizzarono la presenza di una materia ed una energia ignota, e quindi oscura, impossibile da rilevare ma necessaria per spiegare l’evoluzione dell’universo.

mercoledì 22 agosto 2012

L'UNIVERSO IN 3D: SPETTACOLARE NUOVA MAPPA SDSS-III


Ci sono voluti due anni di lavoro per realizzare questa spettacolare animazione.

Quelle che vedete nel video sono galassie (e non stelle), e nella loro posizione reale. 

Significa che ognuno di quei "puntini" contiene la bellezza di centinaia di migliaia se non milioni di "sistemi solari" e potenziali pianeti abitabili.


400.000 galassie in animazione,  catalogate e animate da Miguel Aragon della Johns Hopkins University, da Mark Subbarao Planetario Adler e da Alex Szalay della Johns Hopkins, con le immagini delle galassie attuali in queste posizioni  derivanti dalla Sloan Digital Sky Survey III (SDSS-III), il più complesso progetto di cartografia dell'Universo mai condotto prima.

Ci sono voluti, dicevamo, due anni di lavoro per raccogliere tutti i dati e la registrazione di circa mezzo milione di galassie a redshift fino a 0,8 - e distanti  circa 7 miliardi di anni luce - e più di centomila quasar a redshift 3.0 e oltre. L'attività proseguirà nei prossimi 4 anni (finora si è riusciti a mappare 1/3 circa di tutte le galassie previste dal progetto).


Per maggiori informazioni:

http://www.sdss3.org/
http://newscenter.lbl.gov/news-releases/2012/08/08/boss-sdss-dr9/