
GLI ESPERTI delle Nazioni Unite prevedono che entro il 2100 la popolazione mondiale avrà superato la soglia dei dodici miliardi persone. Le risorse naturali che già oggi scarseggiano, come l'acqua che per oltre un miliardo di persone è già una rarità, si saranno quasi del tutto esaurite. La desertificazione avrà fatto passi da gigante sulla West Coast e nel Midwest statunitense e lungo il confine messicano. Le peschiere mondiali che sono già allo stremo si saranno quasi del tutto esaurite e l'aria sarà notevolmente più tossica di quella che respiriamo adesso, particolarmente nei paesi emergenti, mentre il tasso di obesità della popolazione - dovuto prevalentemente alla proliferazione di cibi sintetici - avrà raggiunto livelli stratosferici. In altre parole ci stiamo divorando il futuro. Soprattutto a causa del nostro super-consumismo.
Immaginare come sfamare così tante persone, nelle condizioni che si prospettano, è probabilmente la sfida maggiore con la quale l'umanità dovrà confrontarsi nel prossimo futuro. E mentre preservare, riusare, riciclare e ridurre i consumi sono misure che possono contribuire a evitare questo scenario apocalittico, in assenza di alternative al corrente modello di sviluppo economico, diventano solo palliativi che dilazionano nel tempo il disastro ecologico-alimentare verso il quale stiamo procedendo a tutta birra.