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mercoledì 12 dicembre 2012
"Si può ricavare acqua dalla nebbia prendendo esempio da un coleottero"
OTTENERE dell'acqua potabile in climi estremi dove di acqua non ce n'è. Un desiderio apparentemente banale che renderebbe possibile, o comunque meno disagevole, la vita dell'essere umano nelle realtà desertiche del pianeta. Alcuni ricercatori hanno scoperto che in fondo ci aveva già pensato la natura a rispondere a questa esigenza.
Imitando il meccanismo con il quale un insetto della Namibia riesce a bere e conservare l'acqua prodotta dall'evaporazione della condensa, alcuni scienziati hanno sintetizzato un tessuto artificiale che consente di raccogliere l'acqua prodotta dall'umidità e dalla nebbia.
La Stenocara gracilipes è un coleottero del Naib, dove l'aria fredda e umida dell'Oceano portata verso il continente incontra l'aria calda del deserto formando una coltre di nebbia. L'umidità che si genera quando il sole va a dissipare questa nebbia si condensa sull'estremità dell'addome della Stenocara formando delle piccole gocce, che scivolando sul suo dorso altamente idrorepellente giungono per gravità alla bocca del coleottero dissetandolo. Questo stratagemma consente all'animale di arrivare a vivere anche otto o nove anni in zone del deserto dove cadono meno di 40 millimetri di pioggia ogni anno.
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