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giovedì 21 febbraio 2013

Creative Commons 4.0, una per tutti

Tutti per una: via alle consultazioni per la licenza che dovrebbe eliminare le singole versioni nazionali, aprire a una maggiore flessibilità, abolire il divieto di DRM e l'esclusione delle banche dati


La terza bozza della nuova versione della licenza Creative Commons è stata aperta alle consultazioni pubbliche: continua così il processo di redazione della versione 4.0 avviato nel corso del 2011 Global Summit con la pubblicazione della prima bozza del ventaglio delle licenze (BY, BY-SA, BY-NC-SA, BY-NC, BY-ND, BY-NC-ND), processo che deve portare (almeno nelle intenzioni, nel secondo quadrimestre del 2013) a sostituire la licenza 3.0 disponibile dal 2007.

Oltre a collegare i diritti alla privacy e personali a quelli morali (per cui è prescritta una parziale rinuncia da parte del licenziante al fine di evitare che vengano invocati per impedire l'esercizio dei diritti precedentemente licenziati), e, con l'art. 6.b, a permettere di aggiungere alla licenza C.C. ulteriori termini e condizioni che ne estendano i termini, senza restringerli (art. 2.b), la terza bozza della nuova licenza C.C. affronta in maniera importante l'argomento dei database, dei DRM e della diversificazione della licenza a livello nazionale.

Sì a database e DRM


La licenza 4.0 appare diversa dalla precedenti già a partire dalle materie che possono essere oggetto di licenza: non si fa più riferimento ad un concetto di "opera" ma genericamente di "lavori".
In questa nuova bozza, inoltre, tra questi vengono inclusi i diritti sui generis connessi ai database: a tutelare i dati non sul fondamento di una presunta originalità, ma in base allo sforzo profuso nella loro raccolta è stato inizialmente il diritto europeo con la Direttiva 96/9/EC, ma anche in altri paesi, come Messico e Corea, negli anni sono sorti diritti simili.